Ipponatte di Clazomene

Scena di un sacrificio (V sec. a.C., Paris, Louvre)

Come per tutti gli antichi poeti lirici della Grecia arcaica, anche per Ipponatte le notizie biografiche in nostro possesso sono scarsissime, e probabilmente condizionate dalla leggenda. Il poeta sarebbe vissuto nella seconda metà del vi secolo (intorno al 540 a. C.): il suo nome (da íppos e ànax, ‘signore di cavalli’) depone, come è anche ovvio che sia per chi deteneva la cultura nel vi secolo, per l’origine aristocratica. Per motivi politici però (la tirannide di Atenagora e Comas) pare che assai presto egli abbia dovuto lasciare, forse condannato all’esilio, la sua città natale Efeso, per trasferirsi a Clazòmene, sempre in Ionia, dove quasi certamente visse in precarie condizioni economiche. Fra i tanti figuri di cui si circondò, tutti ritratti nella sua poesia con nomi e descrizioni molto realistiche come tante ‘macchiette’, si ricorda in particolare un terzetto, costituito dagli artisti (per la precisione scultori) Bùpalo e Atènide, accompagnati dalla sorella del primo Arete, a creare un ambiguo ed equivoco ménage à trois, aggravato ovviamente dal presunto incesto intorno al quale il poeta scaglia le più feroci e sarcastiche invettive. 
Il perché di tanto accanimento nei loro confronti da parte di Ipponatte ha ancora una volta il sapore della leggenda: Arete non avrebbe ricambiato l’amore di Ipponatte; o forse Bùpalo (il vero antagonista del poeta) avrebbe ritratto molto realisticamente nella sua scultura le fattezze fisiche di Ipponatte, che pare non fosse un Adone (la tradizione ce lo descrive brutto, basso e deforme). Come per Archiloco, anche per Ipponatte la leggenda ci tramanda del suicidio dei tre compari-avversari del poeta, svergognati dalla virulenza dei giambi di Ipponatte.
Della sua produzione poetica ci restano all’incirca 200 versi, la maggior parte molto frammentari. L’ambiente dei suoi giambi è la cittadina di Clazòmene, nei suoi quartieri più degradati che fa da sfondo ai numerosi personaggi: oltre al trio sopra ricordato, il mago Ciccòne, una sorta di ciarlatano che vive da parassita nelle case degli aristocratici; Sanno, dall’immenso patrimonio pressoché interamente dilapidato in banchetti e festicciole, quasi un Trimalcione ante litteram; e tanti altri. Ma il protagonista più importante della sua poesia è proprio il poeta, o meglio, rifuggendo da facili e non assodati autobiografismi, il soggetto parlante, l’io lirico, del quale sappiamo vita, sotterfugi, espedienti e lamenti contro la miseria e la povertà. 
In definitiva Ipponatte rappresenta, senza il minimo dubbio, la più grande figura di poeta comico della lirica greca arcaica; certamente superiore, quanto a vis comica, ad Archiloco (la cui grandezza si misura in frammenti di altro genere, soprattutto elegiaco), almeno allo stato attuale dei frammenti.


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Testo greco originale di tutti i frammenti di Ipponatte (ed. Aloni) qui.

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